Farla finita. Le persone LGBTQI e il suicidio

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1) Dietro
2) Di fronte
3) Le persone LGBTQI e il pensiero suicida
4) Alcuni dati
5) In conclusione

1)
DIETRO

Dietro al suicidio, alle volte c’è l’imponderabile – nei confronti del quale, non potendo alcunché, preferisco fare un passo indietro e tacere.

Altre volte, un atto di libera e consapevole autodeterminazione – che rispetto.

Altre volte ancora, e forse troppo spesso, l’esito di un grande disagio, di una grave solitudine, della profonda sensazione di non avere alternative.
Sono queste le situazioni che mi rammaricano.
Mi chiedo se ho delle corresponsabilità; se possiamo migliorare come società; se c’è uno spazio praticabile per la prevenzione.
Il mio post tratta di questo terzo tipo di motivazione al suicidio.

2)
DI FRONTE

Di fronte ad una persona LGBTQI (Lesbica, Gay, Bisex, Trans, Queer, Intersex) che si suicida, la mia pelle rivive d’un tratto tutti gli anni che ho consumato nel nascondimento, nel senso di colpa, nell’incapacità di vedere un futuro possibile per me.

Quando a suicidarsi è una persona LGBTQI aperta e impegnata nella comunità, provo anche qualcosa di più: un senso di sconfitta, ed anche di rabbia.
Nel mondo del c.d. ‘attivismo politico’, che dovrebbe essere tra i più avanzati in termini di auto-consapevolezza, riusciamo a darci sufficiente valore, a tutelarci gli uni gli altri, ad accorgerci di quali sono i nostri reali bisogni?
Non voglio colpevolizzarci, mi pare un’emozione inutile in questo contesto. Penso però che dovremmo ragionarci assieme, con lungimiranza e coraggio.

3)
LE PERSONE LGBTQI E IL PENSIERO SUICIDA

E’ assurdo pensare, come mi ha fatto notare un amico,

che l’essere gay possa assorbire e completare lo spettro di un individuo. In alcuni casi il malessere è da ritrovare altrove. Anche gli etero sono isolati e sofferenti quanto noi (o forse di più) in questa società atomizzata.

Sono molto d’accordo con lui. Ognuno di noi è il frutto di mille esperienze ed appartenenze.
D’altra parte, sono convinto che l’istinto fondamentale di vita sia il bisogno di amare e di essere amati – una questione che, per noi LGBTQI, passa obbligatoriamente anche attraverso la piena accettazione di sé. Vivere nascosti, nella finzione, o nella paura, in altre parole, è come morire.

Non stupisce quindi che, secondo vari ricercatori, a livello internazionale ed almeno fino a qualche anno fa, il tasso di suicidio e di tentato suicido tra le persone LGBTQI fosse notevolmente più elevato, a parità di altre condizioni, che nel resto della popolazione.

4)
ALCUNI DATI

Purtroppo, al giorno d’oggi, non è possibile testare definitivamente la veridità di tale  affermazione per il nostro Paese: non disponiamo infatti di dati scientifici di sufficiente qualità.
La questione è, del resto, molto complessa, perché oltre ai suicidi veri e propri, andrebbero conteggiati i tentati suicidi e, più in generale, i comportamenti auto-distruttivi.

Ho trovato soltanto due fonti statistiche che possono aiutarci nella riflessione.

a)
Secondo Eurostat, il tasso di suicidio nella popolazione totale in Italia è:

  • Relativamente stabile negli ultimi anni
  • Più basso che nella maggior parte degli altri Paesi della UE
  • Molto più elevato tra gli uomini (10,4 per 100.000 abitanti, nel 2015) che tra le donne (2,8)

b)
Secondo “Modi Di”, una indagine sociale realizzata nel 2005 (lo so, è datata), con un campione piuttosto ampio ma comunque non rappresentativo, alla domanda “Negli ultimi 12 mesi, hai pensato di suicidarti?” hanno risposto:

  • “Spesso” il 3,5% degli uomini omo-bisessuali ed il 4,4% delle donne omo-bisessuali
  • “Qualche volta” il 20,2% degli uomini ed il 22,0% delle donne
  • “Mai” il 76,3% degli uomini ed il 73,6% delle donne

Nella comunità LGBTQI la differenza di genere non sembra quindi rilevante, diversamente da quanto racconta Eurostat per la popolazione complessiva.

5)
IN CONCLUSIONE

Circa 1 persona LGBTQI su 4, 13 anni fa, ha dunque raccontato di aver pensato almeno qualche volta al suicidio negli ultimi 12 mesi.
> E’ tanto o poco?
> E la situazione è cambiata da allora?

Francamente, non so rispondere a queste domande. La mia impressione personale è che il 25% sia una quota molto e troppo grande. Per quanto riguarda l’eventuale trend, se da un lato penso che le cose stiano migliorando, dall’altro lato vedo che la maggiore visibilità sociale delle persone LGBTQI le pone maggiormente a rischio, per lo meno nell’immediato ed in varie aree del Paese.
Di certo, sono convinto che il suicidio sia un problema che ci riguarda da vicino, come persone e come comunità LGBTQI.
> E’ possibile fare qualcosa?
> Dobbiamo cambiare?

Un pensiero riguardo “Farla finita. Le persone LGBTQI e il suicidio

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