
L’estate 2023 è stata l’estate di Barbie.
In Occidente, il film di Greta Gerwig è stato il campione di incassi della stagione.
Il suo successo ha salvato, almeno per ora, i cinematografi.
Era da tanti anni che non assistevamo ad un evento di massa di tale portata.
Enorme il suo impatto su diversi fronti, quali il costume, l’economia, la cultura, la morale, la società e le relazioni interpersonali, le istituzioni.
Il film è importante perché mostra una realtà molto diversa a quella cui siamo abituati, per certi aspetti opposta, in cui la partita viene giocata con parti invertite.
E’ un film visionario, ricco di spunti, che stimola riflessioni sulle alternative rispetto al nostro mondo.
A me ha sollecitato a scrivere questo post, con la mia peculiare e soggettiva esperienza.
SIMBOLO DI [UNA CERTA IDEA DI] PROGRESSO
La storia di Barbie è stata a tal punto pervasiva da divenire, in vari ambienti, un vero e proprio un modello di riferimento, uno strumento di comprensione e di lotta, lo specchio del pianeta ideale (rispettoso, inclusivo, in pace, ricco, felice, sereno… ).
Il fatto che alcuni Paesi musulmani abbiano censurato il film ha contribuito a trasformare Barbie in un mito.
Indiscutibilmente, Barbie è oggi un’icona.
Che ha chiamato in campo una gran quantità di maestri di pensiero, analisti, politici, intellettuali, accademici, artisti e imprenditori valoriali, di diversa appartenenza, troppo spesso o soltanto entusiasti e trionfali oppure solamente contrarissimi e apocalittici.
Altrettanto indiscutibilmente, il film ha polarizzato emozioni, punti di vista, motivazioni, identità:
– Barbie is perfection
Rispettivamente: Pink news | Umbria on | Billboard Italia | La nuova bussola quotidiana | Coming soon | Rolling Stones Italia | Gay.it
– Un film triste, dove i rapporti di genere sono rovinati. Altro che uguaglianza
– Un perfetto spot progressista per l’America
– Il fallimento dell’ideologia femminista
– Barbie siamo noi, nessuna si senta offesa
– Il lato oscuro di Barbie: razzismo, sessismo e altri scandali
– Ken è gay e Barbie è lesbica?
L’appello che risuona è il seguente:
Se vuoi combattere contro l’emarginazione e ‘chi ci vorrebbe riportare indietro di 100 anni’, allora devi tifare per Barbie
QUALCHE CRITICA (minore?)
Barbie è diventata un oggetto collettivo e appartiene oramai al circo delle rappresentazioni pubbliche.
In quanto icona, anche nella vicenda di Barbie ognuno vede, innanzitutto, se stesso e, secondariamente, ciò che è interessato a vedere.
Questa non è una sorpresa.
Più sorprendente, invece, è la carenza di critiche sostanziali alla narrazione di Barbie.
Con talune eccezioni, come ad esempio le convincenti osservazioni mossa al film da Barbara Poggio, sociologa e prorettrice alle politiche di equità e diversità dell’Università di Trento:
Tra gli obiettivi dichiarati del film c’è quello di decostruire quel modello di iperfemminilità e quegli stereotipi di cui la bambola della Mattel è stata a lungo portatrice – non a caso la protagonista principale è ‘Barbie stereotipo’ –, ma l’operazione presenta varie ambivalenze e qualche rischio di ‘pinkwashing’. […]
Uno dei rischi del film è quello di semplificare la questione centrale, riducendola ad una sorta di ‘guerra tra i sessi’, con una netta divisione e contrapposizione tra uomini e donne, in cui alla fine sembra tra l’altro che per liberare le donne dal virus del patriarcato possa bastare pronunciare una semplice formula.
UniTrentoMag
La realtà è sicuramente più complessa e la strada per il cambiamento passa necessariamente attraverso un processo culturale, che richiede più leve ed azioni, tra cui sicuramente quella educativa, che vadano appunto nella direzione di superare una visione binaria della società, valorizzando invece l’intersezione tra le molteplici differenze che la attraversano.
Un obiettivo che richiede il coinvolgimento di tutte e tutti, a partire dalla consapevolezza che gli stereotipi di genere rappresentano una limitazione e un vincolo per ogni persona.
Ciononostante, la mia impressione è che la vera questione sia altrove.
Mi preoccupa che pochissimi se ne accorgano, non ci vedano alcunché di problematico: Siamo tutti così intimamente intossicati di [una certa idea di] femminismo?
UN FILM CONTRO LA PARITA’ DI GENERE
Io credo che, in fin dei conti, l’interrogativo fondamentale del film non riguardi né i sentimenti né i colori, bensì il potere – Chi decide? Chi rappresenta chi? Chi beneficia del valore di una comunità?
Da questo punto di vista, il film racconta il tentativo dei Ken di alterare la costituzione di Barbieland al fine di sostituire la supremazia femminile con quella maschile.
Il pubblico viene accompagnato a parteggiare per la resistenza capitanata da Barbie, che infine vince e ristabilisce così l’ordine [naturale e] perfetto delle cose, confermando l’esclusione degli uomini.
La rivoluzione di Ken è discriminatoria e violenta, è chiaro… ma… com’è il regime assoluto di Barbie, nel quale soltanto le donne prendono decisioni e soltanto le donne distribuiscono soltanto ad altre donne premi e posizioni?
Davvero è così bella una società in cui soltanto un genere (quello femminile, nel caso di Barbieland) dispone e giudica per entrambi?
O, in altri termini: Perché il patriarcato è percepito come il male e, al contrario, il matriarcato è sempre il bene?
Due pesi e due misure?
Ho l’impressione che tale ingiustizia sia correlata ad un cortocircuito che contraddistingue il femminismo contemporaneo:
- Il femminismo è per le pari opportunità di genere, oppure si interessa meramente di promuovere la condizione femminile senza badare a quella maschile?
- Il femminismo mira a conservare l’attuale struttura gerarchica, semplicemente rimpiazzando gli uomini al comando, oppure a contribuire ad immaginare e costruirne una nuova, più ampia e partecipativa?
P.S.
Come in ogni novella democratica contemporanea che si rispetti, anche in Barbie c’è un personaggio non-eterosessuale: Allan.
Allan è nato maschio ma è ai margini della società maschile. Forse perché spera in un miglioramento della propria vita, trova conveniente frequentare e collaborare con quella femminile. Pur rimanendo comunque estromesso dai suoi canali decisionali di rilievo, in quanto non-donna.
Sipario.
