
– Hai realizzato una buona analisi statistica, ma non emerge un’unica variabile esplicativa? Numerose sono, invece, le con-cause, tutte connesse tra di loro?
– Hai intervistato tante persone, ma ognuna interpreta la propria storia in modo completamente diverso? Non vi è alcun denominatore in comune?
– Da giorni lavori ad un articolo per lanciare un nuovo progetto, ma il discorso è poco concreto? La narrazione manca di emozioni?
– Hai immaginato un bel progetto politico per cambiare il mondo, ma la tua idea non raccoglie un pronto e convinto consenso? Riesci a informare, ma non a chiamare all’azione?
Se tratti di questioni di genere o di minoranze sessuali, NON DISPERARE.
Non perder tempo.
LA SOLUZIONE, INFATTI, GIA’ C’E’:
AL TUO ELABORATO, AGGIUNGI DEL PATRIARCATO!
Il patriarcato è come:
Il segreto del sapore adatto ad ogni piatto
(Pubblicità del Dado Star, 1986, lib. cit.)
Il più buon sapore che ci sia
Tutto il sapore di casa mia
1)
O P P O R T U N I T A’
Menzionarlo è una buona idea, perché il patriarcato:
- Si adatta ad ogni contesto ~ Va bene su tutto. Lo puoi sempre chiamare in causa. E’ un additivo performante in innumerevoli storytelling.
- E’ una parola-chiave di sicuro effetto ~ Attrae l’attenzione. Ti capiscono al volo. E’ facilmente riconoscibile. E’ una rappresentazione molto amata.
- Vanta una lunga e nobile tradizione ~ Usarlo ti proietta subito sulle spalle di giganti. La tua opera può brillare di luce riflessa. Il patriarcato funziona bene come imprimatur.
- Rassicura il tuo target ~ Dà conforto. Nessuno rimane deluso. E’ affidabile. Conferma che tu e loro condividete la stessa appartenenza, la stessa identità. Non serba brutte sorprese.
- Ti permette di accelerare sull’argomentazione per arrivare subito alle conclusioni ~ Non servono studi particolarmente approfonditi; né evidenze innovative; né ricche rassegne critiche dell’ampia ed eterogenea letteratura in merito. Perché tutto è già dimostrato. Il canone è assoluto. Il patriarcato funziona bene come scorciatoia.
2)
R I S C H I
Menzionarlo comporta però anche dei rischi, perché il patriarcato:
- Non è un ingrediente di per sé ~ Nessuno se bene di cosa è fatto. Non è genuino. E’ indefinito. Quando lo usi, non hai il controllo sui suoi contenuti; inserisci nel tuo lavoro un elemento esogeno.
- Trasforma la percezione ~ Accentua e modifica il gusto e significato, perché sollecita appositi recettori. Fa preferire un proposta che lo comprende ad un’altra che non lo include. Crea dipendenza. Modifica le aspettative. Rende ‘insipidi’ gli altri ‘gusti’. Intossica.
- Maschera gli elementi sottotraccia e inediti ~ Dà valore soltanto alle dimensioni più connotate, esplicite, certe. Copre le suggestioni meno evidenti. Sostituisce il nuovo, l’attenuato, il controverso, ciò che “non si vede arrivare” (lib. cit.) con il certo, l’usuale, il ripetuto.
- Ti dà ragione: sono sempre giuste le tue ipotesi iniziali ~ E’ un alveo tranquillizzante, che si auto-alimenta. Il patriarcato è una parola-cancello: delimita il campo di interesse e riconduce ad esso, opportunamente filtrato, tutto il mondo. Previene le interpretazioni alternative. Conserva la stesso paradigma, la stessa filiera, lo stesso potere.