
Non esiste un unico femminismo.
I femminismi sono numerosi.
Con alcuni tratti convergenti e altri divergenti.
> Si può essere a favore di un certo femminismo e contrari rispetto ad un altro?
Il femminismo non è né universale né perenne.
Al contrario, le credenze, i princìpi e i contenuti del femminismo sono contestuali e pertanto transitori e provvisori perché elaborati all’interno di specifici contesti storici e sociali.
Variano a seconda del tempo e della società; non rimangono mai uguali a se stessi; si adattano, cambiano.
> Il giudizio su cos’è pro-femminista e cos’è anti-femminista può essere assoluto, cioè valido per sempre?
Il femminismo ha poco più 200 anni di vita: è infatti apparso sulla scena [occidentale] all’inizio del 19esimo secolo.
Non è un’invenzione del terzo millennio, ma già raccoglie al proprio interno almeno una decina di generazioni di pensatrici, pensatori, attiviste e attivisti.
Da un certo momento storico in poi, il femminismo si è strettamente intrecciato con il pensiero LGBTQI (Lesbico, Gay, Bisex, Trans, Queer, Intersex).
Ciò è accaduto piuttosto di recente, se si considera l’intero corso del femminismo.
Il pensiero LGBTQI, del resto, ha una storia molto più breve di quella del pensiero femminista.
A livello mondiale, vi sono finora state 4 ondate di femminismo.
> Ne seguirà una quinta? Se sì, come si caratterizzerà?
1)
La PRIMA ONDATA del femminismo
– Periodo di riferimento (in Occidente): Dalla Rivoluzione francese alla prima metà del 20esimo secolo circa. (Piuttosto nutrita è, in ogni caso, la schiera di pensatrici e pensatori femministi precedenti al 1789, vissuti durante l’Illuminismo ma non solo; soltanto negli ultimi anni gli storici hanno cominciano finalmente a riscoprirli e studiarli.)
– Questione centrale: Diritto di voto alle donne (e diritto di proprietà).
In questo femminismo rientrano:
- Inizialmente, le suffragette (le più note sono quelle inglesi e americane)
- In seguito, i movimenti di liberazione e democratici-costituzionali che hanno portato al riconoscimento formale del suffragio femminile e quindi universale
Per quanto riguarda lo specifico dell’uguaglianza legale dei diritti di partecipazione alle decisioni politiche, la sua missione si può considerare compiuta in tutto il mondo.
Più variegata e in parte tuttora irrisolta in alcuni Paesi è invece la questione dell’uguaglianza legale dei diritti di proprietà.
Nella prima ondata del femminismo, per quanto sappiamo, le soggettività LGBTQI non hanno avuto una specifica visibilità o rilevanza.
2)
La SECONDA ONDATA del femminismo
– Periodo di riferimento (in Occidente): Anni 1960-1980 circa.
– Questione centrale: Uguaglianza sostanziale in fatto di sessualità, fertilità, famiglia, lavoro, violenza – in famiglia e nella società.
Mentre la prima ondata mirava soprattutto alla parità sessuale di fronte alla legge, la seconda ondata punta l’attenzione sulle pratiche quotidiane, sulle iniquità di genere che persistono nella realtà nonostante l’assetto normativo, alle nuove sfide poste dalla modernizzazione della società e dall’impatto del boom economico.
I protagonisti di questo femminismo sono il movimento delle donne e le sue associazioni e reti di emancipazione e auto-coscienza, variamente alleati con le altre realtà riformiste e rivoluzionarie (studenti, operai, intellettuali, comunità cristiane di base… ).
Sono gli anni delle contestazioni di massa (1968, 1977).
In Italia, in questo periodo, in risposta a tali nuove richieste sociali, viene riformato il diritto civile e di famiglia (parità genitoriale, regime patrimoniale… ) e vengono sanciti diritti nuovi quali il divorzio e l’aborto.
Al centro dell’agenda vi sono la contraccezione, i centri di accoglienza e i consultori per le donne, l’indipendenza economica femminile.
Una crescente attenzione è inoltre nei confronti della salute riproduttiva e soprattutto della violenza sessuale – di tipo sia intra-familiare, sia extra-familiare (anche in riferimento alla prostituzione, che viene fortemente biasimata).
Si tratta nella totalità di tematiche che continuano ad interpellare anche lo scenario odierno: di conseguenza, la seconda ondata del femminismo continua tuttora.
Le soggettività lesbiche, soprattutto radicali, hanno avuto una parte militante nella seconda ondata femminista: ne hanno spesso rappresentato una delle avanguardie.
Per quanto riguarda i gay, parti importanti della – allora nascente e ancora piccola – comunità omosessuale maschile hanno attivamente partecipato e condiviso le sorti dei movimenti popolari radicali di contestazione – soprattutto dalla seconda metà degli anni ’70 in poi.
3)
La TERZA ONDATA del femminismo
– Periodo di riferimento (in Occidente): Anni 1990-2010 circa.
– Questione centrale: Diversità e Auto-determinazione.
La terza ondata del femminismo muove dall’esplicita critica all’ondata precedente.
E’ la prima volta che questo succede.
La compresenza di femminismi diversi e in competizione tra di loro diventa, d’ora in poi, una costante del mondo femminista.
Nella quarta ondata tale concorrenza assumerà spesso le caratteristiche del conflitto.
Sono gli anni dell’ingresso nei ceti dominanti di esponenti delle nuove generazioni e alle nuove minoranze.
Pensatrici, pensatori, attiviste e attivisti di colore, con background migratorio, con disabilità, sessualmente ai margini, provenienti da background socioeconomici in ascesa entrano per la prima volta sulla scena e si oppongono alle strutture di potere vigenti e alle classificazioni date per scontate.
Le accuse che esprimono nei confronti dei femminismi precedenti riguardano:
- L’esclusività elitaria ~ I femminismi si sarebbero focalizzati soltanto, più o meno intenzionalmente, sulle donne bianche, di classe elevata e media, cis-gender, e avrebbero ignorato (o persino sospettato delle) le altre donne in quanto percepite come reazionarie, avversarie, non pronte a condurre il cambiamento
- Il separatismo ~ I femminismi passati avrebbero creato una controproducente barriera tra la categoria delle donne, da un lato, e tutte le altre componenti sociali, e avrebbero così di fatto sovrastimato l’uguaglianza interna tra tutte le donne ‘al di qua del muro’
- Il disinteresse nei confronti dell’auto-determinazione ~ I femminismi passati avrebbero privilegiato le dimensioni strutturali e sociali della condizione femminile e non avrebbero valorizzato compiutamente l’individualità e l’auto-determinazione
Varie sono le sfide poste dal femminismo della terza ondata.
Alcuni osservatori le chiamano vere e proprie “guerre sessuali femministe“.
Questi autori, autrici, pensatori e pensatrici iniziano ad applicare la teoria femminista a una più ampia varietà di donne, che non erano state precedentemente incluse nell’attività femminista.
A questa apertura si accompagna una maggiore relatività: alle donne – affermano – è permesso definire il femminismo da sole.
Inoltre, centrale è l’investimento sulla libertà sessuale, che si esprime in vari modi:
- La rivalutazione della sessualità positiva ed emancipata, anche in riferimento ad ogni forma di erotismo consapevole (compreso quello sado-masochistico), alla pornografia, al sesso commerciale
- Il recupero e l’assunzione con orgoglio di termini usati dalla società con finalità invece derogatorie (‘putt*na’)
Il risultato è un movimento femminista sempre più eterogeneo e diviso al proprio interno.
Gli avversari non sono più soltanto gli anti-femministi, bensì gli esponenti di diverse correnti femministe.
Le questioni poste dalla terza ondata del femminismo sono tuttora aperte.
Le soggettività LGBTQI assumono un ruolo sempre più importante e accreditato in questo dibattito.
Alcune suoi rappresentanti spesso diventano riferimenti di primo piano, anche su questioni che travalicano i confini – in senso tradizionale – della propria esperienza diretta e personale.
4)
La QUARTA ONDATA del femminismo
– Periodo di riferimento (in Occidente): Dal 2010 circa ad adesso.
– Questione centrale: Sesso e Genere, Social media (?).
La quarta ondata è quella in cui ci troviamo ora.
Non è facile individuarne il profilo, anche perché appare frammentata al proprio interno e porosa nei confronti dell’esterno.
Forse il punto che la distingue dalla terza ondata è proprio questo: l’aver accettato le contrapposizioni emerse nella fase precedente e non tentare più di ricomporle recuperando unitarietà nel mondo femminista.
L’impressione è che le diverse parti in gioco, dopo essersi posizionate l’una rispetto all’altra, abbiamo accettato la frattura e ora investono soprattutto allo sviluppo autonomo.
Non vi sono, in altre parole, concetti e tematiche completamente nuovi e di rottura.
Il ‘Femminismo della Differenza‘ (o ‘Bio-Femminismo’, sorto durante la seconda ondata) e il ‘Trans-Femminismo‘ (espressione delle riflessioni maturate durante la terza ondata) continuano la propria riflessione interna e la ricerca di nuovi spazi sociali, talvolta coniando – ognuno da sé – nuovi termini.
Il Trans-Femminismo intende decostruire il concetto di ‘Donna’ e ne relativizza infine la definizione.
Questa è l’epoca, ad esempio, di:
- ‘Genere‘ e ‘Sesso’, che richiama la dialettica tra biologico/innato e sociale/costruito e che sono particolarmente utilizzati anche in politica in forma di slogan
- ‘Queer‘, che rappresenta la punta avanzata dalla critica alla dicotomia ‘Uomo’ vs. ‘Donna’ e ‘Eterosessuale’ vs. ‘Omo-bisessuale’; dello stesso tenore è ‘Eteronormatività’
- ‘Intersezionalità‘, che è la nuova e più profonda accezione di ‘Diversità’
- ‘Gestazione per Altri’ e ‘Utero in Affitto’
- ‘Persona con la Vagina / con il Pene’
- ‘Persona a cui è Stato Assegnato il Genere Maschile / Femminile alla Nascita’
E’ interessante notare come questi temi non mirino a ridefinire o ricomporre il quadro d’insieme, bensì ad alimentare e, in definitiva, a consolidare ulteriormente le differenze esistenti.
Se vi è discontinuità, essa non va ricercata tanto nella sostanza, quanto invece nella forma.
La quarta ondata del femminismo è infatti connotata dall’uso massiccio e globale del social media.
Questi non soltanto hanno rivoluzionato i canali di diffusione dei contenuti, ma hanno anche influito profondamente nella formulazione dei contenuti.
– Secondo alcuni osservatori, questo trend rischia di sminuire i capisaldi autenticamente sovversivi del femminismo e di creare una sorta di ‘Femminismo Pop’ – alla moda, ingenuo, innocuo, a disposizione degli influencer e del mercato.
Di certo, nuovi rischi vanno fronteggiati, quali ad esempio il ‘Pink-washing’ e il ‘Pink-baiting’.
– Altri osservatori, al contrario, sottolineano le enorme potenzialità che si aprono in fatto di creazione e governo del consenso.
Campagne globali quali ‘MeToo’ non avrebbero potuto esistere.
Lo stesso vale per concetti fondamentali quali ‘Violenza di Genere‘ e ‘Femminicidio’.
La quarta ondata del femminismo vede nuovi protagonisti: le persone trans (prevalentemente MtoF) e gli uomini.
L’inclusione degli uomini nel movimento femminista è motivo di discussione:
- Se per una parte è criterio di inclusione e di allargamento della base sociale, in grado di capovolgere la tradizionale netta divisione e rivalità tra sessi, visto che il problema dell’oppressione delle donne riguarda tutti – anche gli stessi uomini sono come vittime dell’ordine patriarcale
- Per l’altra parte è invece un ostacolo al raggiungimento del cambiamento sociale in quanto rende possibile la reiterazione di dinamiche patriarcali e sessiste – il femminismo deve restare uno spazio di e per donne, dato che gli uomini hanno sempre avuto numerosissimi spazi ed infinite occasioni di autoaffermazione
Rimane il fatto che questa è la prima volta nella storia in cui appaiono fenomeni apparentemente assurdi ma in realtà intelligibili all’interno dell’attuale fase, come ad esempio:
- Con il sostegno di alcune donne, alcuni uomini accusano alcune donne di non essere veramente femministe
- Di segno opposto, altri uomini affermano che, benché femministi, non potranno essere mai appartenere al movimento delle donne
- Sui social, sono trending topic slogan come: “I veri uomini sono femministi“
E’ anche la prima volta che la definizione stessa di ‘Uomo’ e ‘Donna’ vengono messe in discussione: Sono mutualmente escludentesi? E’ possibile scegliere liberamente la propria identificazione? E mutare in corso d’opera?
Ancora, questa è la prima epoca in cui gruppi diversi che si auto-definiscono femministi si accusano reciprocamente di non essere veramente tali.
Particolarmente sensibile, secondo me, è inoltre il seguente punto: questa è la prima volta in cui diventa essenziale saper distinguere tra verità social e verità provata, come racconta Loly86:
Il femminismo di quarta generazione tratta i social network come tribunali: lancia accuse, aggiunge hashtag, diventa virale, raccoglie like e condivisioni – e questo gli basta per definire vera una sua ipotesi.
Loly86 (profilo anonimo)
E’ fondamentale invece ribadire che le accuse vanno accertate, che servono prove, che deve essere garantita la parola ad entrambe le parti, che non può essere presunta la colpa.
Le soggettività LGBTQI sono parte integrante di questo dibattito.
Di più: non sono mai state così centrali – se entrambi i versanti.